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Accoglienza – “Quanto a me e alla mia casa serviremo il Signore”. Così Giosuè nell’assemblea di Sichem, quando chiamò tutto il popolo a scegliere tra il Dio d’Israele e gli dei popoli vicini. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Sono le parole di Pietro, la sua risposta alla provocazione di Gesù rivolta ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Ed è la risposta che il Signore attende anche da noi. Una risposta libera e consapevole, frutto di amore non di paura. Non un rito staccato dalla vita, ma una vita che si fa dono e che può diventare ogni volta memoriale della grande cena e della croce. Il silenzio ci introduca all’ascolto e ci prepari a chiedere perdono.
Accoglienza – “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Per la quarta volta leggiamo il vangelo di Giovanni e la difficoltà a comprendere quello che Gesù vuol dire diventa sempre più grande, perché il discorso si fa più concreto. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Ma cosa vuol dire mangiare la sua carne e bere il suo sangue? Cosa significa venire alla messa, muoverci dal banco e fare la comunione? Sul Calvario Gesù ha spiegato a tutti il suo pensiero, è caduto in terra come il chicco di grano e continua a donarci la sua vita. Noi dovremmo diventare come lui per poterci muovere dal banco e fare la comunione. Il silenzio ci prepari a chiedere perdono.
Accoglienza – Si celebra oggi l’Assunzione di Maria, quasi una seconda Pasqua, dopo l’unica, quella di Cristo. E’ la verità di Maria assunta in cielo anche con il suo corpo, ma anche quella di un mondo nuovo, finalmente riscattato.
Il drago rosso, l’antico serpente, è sconfitto dal Figlio della donna e dal nuovo popolo dei redenti. La chiesa che cammina nella storia e condivide le ansie e le gioie di tutti gli uomini può andare sicura verso il suo destino segnato dalla sconfitta del male e della morte.
Oggi ci è dato e ci è chiesto di godere.
Raccogliamoci per riflettere e domandare perdono.
Accoglienza – “Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo?”. E’ ancora il Vangelo di Giovanni. Continua il discorso sul pane della vita, ma i Giudei non comprendono. Cercano il pane per la sopravvivenza, quello di giornata, da portare anche a casa, ma non si aprono al mistero del pane, al mistero delle innumerevoli vite che ogni giorno si spezzano come il pane per incarnarsi nel dolore dei nuovi poveri. “Alzati, - disse l’angelo a Elia - mangia, perché è troppo lungo per te il cammino... Con la forza di quel cibo Elia camminò per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio, l’Oreb”. Il silenzio ci prepari all’ascolto e ci aiuti a chiedere perdono.
Accoglienza – “Rabbì, quando sei venuto qua?... Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?”. Sono le domande di questa domenica. Domande superficiali, purtroppo, ma non potevano essere che queste. A gridarle è stata la folla che il giorno prima voleva acclamarlo re perché aveva moltiplicato i pani e i pesci, senza accorgersi che Gesù cercava di saziare un’altra fame, quella che ogni uomo porta in grembo da sempre e che si sazia solo quando mettiamo a disposizione degli altri la nostra stessa vita. “Io sono il pane della vita; chi viene in me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai.” Nel silenzio chiediamo perdono.